Il primo incontro con i testi agostiniani

La dimestichezza del vescovo Volta con i testi agostiniani risale alla sua infanzia ed avvenne in una modalità decisamente insolita che egli stesso mi ha narrato.

Suo padre Francesco - agricoltore figlio di agricoltori - era andato a scuola come tutti i bambini del tempo, ma poi aveva continuato a studiare da autodidatta raggiungendo un ragguardevole livello culturale.

E fu così che, quando il parroco del paese, dovendo emigrare verso un’altra parrocchia, volle disfarsi di una serie di libroni ingombranti e decise di venderli, Francesco Volta ne intuì il valore e colse al volo l’occasione.

Si trattava dell’Opera Omnia degli scritti agostiniani nell’edizione curata dai monaci benedettini della Congregazione di san Mauro e perciò detta “edizione maurina”.

Era la trascrizione dei testo originali e dunque tutta in latino. In famiglia nessuno sapeva il latino, ma papà Francesco era fiducioso e lungimirante: tra i cinque figli maschi, forse in futuro a qualcuno quei libri sarebbero potuti servire.

Mamma Teresa non era d’accordo: non era facile far tornare i conti a fine settimana, quando c’erano da pagare i lavoranti. Riteneva più opportuno evitare quella che riteneva una spesa superflua. Ma il parroco fece un buon prezzo e prevalse l’opinione paterna.

I bambini erano ancora piccoli e d’inverno giocavano in casa facendo una gran confusione. Mamma Teresa aveva molto lavoro e poco tempo e per farli stare quieti li metteva a disegnare. Le matite erano quelle di scuola, ma la carta? In quei libroni c’era carta a volontà! E così il piccolo Giovanni incominciò a “scrivere” sui testi agostiniani.

Quando poi Giovanni imparò il latino, ben presto si appassionò agli scritti di questo grande Santo, così semplice e profondo nell’analisi del cuore umano e al tempo stesso così acuto e rigoroso nel combattere le eresie del suo tempo.

Lettura dopo lettura, comprese che la forza che sosteneva Agostino era proprio la preghiera: nella preghiera Agostino trovava la pace interiore per la fiducia in un Dio che ci ama e che perdona le colpe di chi si affida a Lui. Un Dio misterioso eppure così vicino, a cui aprire il proprio cuore senza riserve.

Monsignor Volta ha fatto sua questa spiritualità sobria e dolce, capace di parlare alla mente e al cuore, questa libertà di figli che si rivolgono direttamente al Padre sia nella umile confessione delle proprie colpe, sia nella richiesta di aiuto, sia nel rendimento di grazie, nel costante e fiducioso abbandono alla Sua volontà.

Era per lui quasi un dovere far conoscere questa spiritualità orante al gregge che il Signore gli aveva affidato e soprattutto ai suoi ragazzi, che tali restavano anche quando erano diventati nonni.

Non ha fatto in tempo a portare a termine il suo progetto, ma i suoi ragazzi l’hanno fatto per lui.                                                                                      

Anna Orlandi Pincella