S. Agostino, un messaggio per l’uomo del nostro tempo

Promossa dall’UCIIM, conversazione-commiato di mons. Volta S. Agostino, un messaggio per l’uomo del nostro tempo (La Cittadella del 18 maggio 1986, pagg. 6-7) Monsignor Volta ha recentemente tenuto una conversazione, promossa dall'UCIIM in occasione del centenario della conversione di Sant'Agostino sul tema: “I primi trent'anni di Agostino. Una testimonianza anche per il nostro tempo”. Si trattava dell'ultimo impegno pubblico del nuovo vescovo a Mantova prima della sua ordinazione episcopale; tra i partecipanti, numerosi erano i vecchi amici così che aleggiava un clima di commiato. Monsignor Volta ha esordito sottolineando la fecondità di questo ritrovarsi insieme per parlare di un Altro che, con la sua vita, ha incarnato una istanza sempre viva in noi, poiché certi interrogativi non sono mai risolti una volta per tutte ma tornano e si ripropongono. Un altro che non ci è estraneo, dunque, ma che ci aiuta a ritrovare la sorgente stessa del nostro stare insieme: la ricerca del senso dell'esistenza nell'oggi. Questa esigenza, che è di ogni uomo, ha bisogno sia di ragioni, sia di modelli che le incarnino. Di ragioni: oggi assistiamo ad una forte accentuazione della micro-razionalità e ad una correlativa caduta di macro-razionalità. La micro-razionalità, attenta a minuziose analisi scientifiche ad alto grado di specializzazione, è certamente importante come strumento, ma non illumina circa il fine ultimo della vita. Senza una capacità di aprire la mente ad una concezione unitaria della realtà, l'uomo resta disorientato, incapace di collocarsi correttamente nel mondo e di autocomprendersi. Di modelli: le istanze più profonde dell'uomo esigono non solo una ragione proposta, ma incarnata, vista e toccata con mano. Non per nulla, tra le più amare critiche che i giovani rivolgono ai loro educatori sta proprio quella circa la mancanza di modelli credibili. Con il consueto gusto per le similitudini, monsignor Volta ha sottolineato che è il filo a cucire il tessuto, ma che il filo passa attraverso l'ago: analogamente le ragioni passano nella nostra vita attraverso l'esempio e l'esperienza delle persone che le incarnano. Di qui l'attualità di Agostino, e soprattutto della sua opera tuttora più letta, “Le confessioni”, nella quale egli esamina di fronte a Dio il senso della propria vicenda interiore per offrire motivo di speranza ad ogni uomo. Agostino aveva esercitato la professione di retore; la conversione segnò una svolta nella sua vita anche sotto questo profilo: “Ho deciso di chiudere con il mio mestiere di venditore di parole”; e infatti nelle sue opere la parola risuona emotivamente calda e coinvolgente proprio perché esprime un pensiero mediato dal vivere, una realtà sperimentata spesso dolorosamente sulla propria pelle ed inadeguata nelle sue ragioni più profonde. Nota dominante di tutta l'opera di Agostino - ha affermato mons. Volta - è il definire l'uomo secondo la sua tensione costitutiva: un essere che diviene nell'amore. Già nel primo capitolo delle Confessioni, la persona è colta nel suo centro più profondo: “Ci hai fatti per Te Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te”. A tale proposito, il relatore ha sottolineato che la ricerca di un amore assoluto è bisogno non solo del credente, ma di ogni uomo ed ha citato a tale proposito l'ultimo scritto di un brigatista rosso, milanese morto suicida nel 1980, Marco Riva: "Quanto avrei voluto amare ed essere amato...”. Il suo, dunque, non fu rifiuto della vita, ma impossibilità di viverla senza una pienezza di significato. Agostino, dopo aver definito la persona nella dinamicità della ricerca, la esamina nel suo divenire a livello fenomenologico: analizza la positività delle molteplici esperienze affettive (“senza amici non avrei potuto essere felice”) e ne individua i limiti (“Ero infelice - gli era morto l'amico - com'è infelice ogni anima umana legata da amicizia a cose mortali, che si sente lacerare quando le perde, e allora comprende la miseria di cui è misera anche prima di perderle”) fino all'approdo finale che illumina di senso la sua precedente vicenda: “Certa conscientia amo Te” Dall'esame dell'esperienza dell'amare e del tendere, si passa così all'analisi della tensione costitutiva di ogni uomo. I1 relatore ha individuato in questo processo profondo tre articolazioni essenziali: amore e libertà, amore e ragione, amore e incontro. Rientra nella prima la complessa rete dei rapporti interpersonali con gli amici, con la donna che amò e dalla quale ebbe un figlio, con il figlio stesso e con la madre Monica. Alla figura di Monica mons. Volta ha dedicato particolare attenzione. Donna decisa fino alla caparbietà. Preoccupata della salvezza del figlio ed attiva nel suo proposito di favorirne in ogni modo la conversione. All'analisi del desiderio di libertà proprio dell'uomo è dedicato il famoso passo delle Confessioni relativo al furto delle pere compiuto da ragazzo in compagnia dei suoi amici: “Rubai cose che possedevo in abbondanza e di qualità molto migliore, né intendevo godere delle cose rubate, ma proprio del furto e della colpa”: nella trasgressione intendeva esaltare la propria libertà in una perversa imitazione della sovranità di Dio. Sul tema del rapporto amore per la verità - ricerca razionale, mons. Volta ha sottolineato le tappe fondamentali della ricerca agostiniana, dalla lettura dell'Ortensio di Cicerone (un'opera di esortazione alla filosofia, andata perduta), alla sua adesione al manicheismo, al suo approdo allo scetticismo. Le difficoltà che ostacolavano la sua adesione al cristianesimo - tuttora presenti nella cultura del nostro tempo - erano molteplici: di ordine concettuale (una concezione materialistica della realtà); di tipo metodologico (l'abitudine ad un modo di ragionare di un unico tipo crea, seppure inconsciamente, la convinzione che quello debba essere il solo modo di procedere valido per tutti gli aspetti del reale, mentre ogni realtà va affrontata secondo la sua natura e le sue istanze); di tipo psicologico (la poca disponibilità alla ricerca e la poca disponibilità ad accogliere la verità così come essa si presenta). A questo proposito Agostino stesso, nel decimo libro delle Confessioni, si chiede come mai la verità parli nello stesso modo ad ogni uomo, eppure venga intesa in modi cosi diversi, ed acutamente osserva che ciascuno vuole sentirsi confermato nelle proprie ragioni e tende a difendersi quando esse vengono messe in discussione." Quanto all'incontro di Agostino con Dio (“Troppo tardi Ti ho amato, verità tanto antica e tanto nuova, troppo tardi Ti ho amato”) mons. Volta ne ha individuato i momenti previi nella morte dell’amico, che ha messo in scacco le sue aspettative umane e ha provocato fortemente la domanda del senso del vivere e la delusione per la soluzione manichea. Ad esso hanno fatto seguito altri incontri, preparatori di quello decisivo, soprattutto con Ambrogio - ammirato per la sua statura morale e intellettuale e per la sua eloquenza – da cui apprese la lettura simbolica della Bibbia e per consiglio del quale affrontò la lettura dei neoplatonici. Monsignor Volta ha sottolineato l'analogia tra la vicenda di Agostino che, da scettico, scopre la dimensione spirituale della realtà e si accosta al cristianesimo e quella di Maritain che si apre alla fede ascoltando le lezioni di Bergson che commentava Platone. Anche Maritain, con la fidanzata Raissa, cercava disperatamente un senso alla vita, insoddisfatto com’era dello scientismo della Sorbona; insieme avevano deciso di scegliere il suicidio piuttosto che rassegnarsi ad un'esistenza priva di senso. Infine, il colloquio col vescovo Simpliciano, che commenta l'intenzione del retore Vittorino di aderire al cristianesimo solo sotto il profilo intellettuale. Ma il Dio cristiano non è un principio filosofico, è una persona che chiama, che irrompe nella vita e rovescia i programmi precedenti: ad ogni uomo che incontri Dio succede un po' come a Paolo sulla via di Damasco. Agostino stesso, dopo aver narrato la propria vicenda interiore, così la commenta: “Non l'ho trovato perché io l'ho cercato; è perché Lui ha cercato me che io ho potuto trovarlo”. E come Paolo vivrà tutta la vita di quell'incontro, così Agostino permeerà tutta la sua opera della sua esperienza di Dio. Di un Dio non puramente pensato ma incontrato dentro la propria vita. Monsignor Volta ha concluso ricordando come il suo ministero lo condurrà presto proprio nella città che ha il privilegio di custodire la tomba di questo grande pensatore e grande santo. Anna Orlandi Pincella.