don Vincenzo Migliavacca. Ricordo di mons. Volta 2022

Dietro le quinte della vita di un Vescovo che rifuggiva dalla banalità

                    
Mons. Volta: i bambini erano i suoi maestri di vita.

Giovanni e bimbi Mon.3
Venerdì 4 febbraio 2022 ricorre il decimo anniversario della morte di mons. Giovanni Volta che fu Vescovo di Pavia dal 1986 al 2003.
Quando giunse da noi, dopo nove anni come assistente ecclesiastico presso l’Università Cattolica di Milano, trovò me come segretario del Vescovo precedente,
mons. Antonio Giuseppe Angioni, e volendo conoscere velocemente la sua nuova
“sposa”, la Diocesi, mi chiese la carità di rimanere ancora per qualche anno in Vescovado con lui e la fedele sorella Emilia. Vi rimasi fino al 1990.
In quel tempo ebbi modo di ammirare la sua squisita umanità, la preparazione culturale, la profonda conoscenza dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, lo spirito di sacrificio, l’amore verso la Chiesa diocesana per la quale ha speso l’intero suo episcopato.

Tra le varie caratteristiche come uomo-credente, ne elenco due.

                                    
La prima.
Sollecitato da alcune situazioni, anche mons. Volta, come accade a ciascuno di noi,
manifestava a volte atteggiamenti di impazienza e di disappunto. Tra le cause di
questo comportamento ce n’era una che spesso si presentava soprattutto a tavola:
il “parlare di niente”. Capitava soprattutto durante i pranzi, quando la conversazione
si allontanava da ragionamenti costruttivi che potevano diventare cibo interiore
accanto a quello esteriore che si stava consumando.

Se ero seduto al suo tavolo e mi accorgevo della situazione, cercavo di “calmare le acque” proponendo qualche tema riguardate alcuni suoi interventi o riflessioni, o altri argomenti di carattere ecclesiale che sapevo sollecitavano la sua brillante dialettica. A volte invece, trovandomi seduto lontano da lui nella sala, percepivo che la conversazione tra il Vescovo e i suoi vicini commensali era naufragata quando lo vedevo alzarsi con decisione e passare da un tavolo all’altro salutando, intrattenendosi cordialmente, chiedendo notizie di questa o di quell’altra persona. Il tempo è prezioso, mi diceva, se poi lo sciupiamo a “parlare di niente”, allora l’abbiamo veramente speso male.


La seconda caratteristica.
Vescovo dalle radici contadine, ma di fine intelletto, così lo definivamo noi sacerdoti, si ammirava in lui la semplicità e l’umiltà con le quali diventava alunno davanti ai bambini. Quante volte ho dovuto sollecitarlo quando, incontrandoli, si intratteneva troppo a lungo e, immancabilmente, perdeva il senso del tempo e del successivo impegno. Ascoltava entusiasta quello che dicevano, li abbracciava, giocava con loro e, mettendosi sul loro stesso piano come fa un nonno con i nipotini, li interrogava sollecitando risposte che giungevano sempre cariche di quella sapienza evangelica che alberga soltanto nel cuore dei fanciulli, creature, mi diceva, che non ancora contaminate dal mondo, con il loro comportamento e le loro parole ci svelano i misteri di Dio. Di questa sua profonda convinzione è prova il fatto che sulla sua scrivania, dopo la Parola di Dio - “In Verbo Tuo” è stato il suo motto episcopale - campeggiavano spesso disegni e letterine dei bambini sui quali, il saggio mons. Volta, passava non poco tempo, intento a scoprire in essi i tesori dell’inconfondibile ed eterna Verità.

Don Vincenzo Migliavacca,

Pavia, 4 febbraio 2022

Pubblicato sul settimanale diocesano "Il Ticino"