2003 La Cittadella: mons. Volta ancora tra noi con un ritiro al clero diocesano in preparazione al Natale.

 

                                         

La Cittadella, domenica 14 dicembre 2003

Mons. Giovanni Volta ancora tra noi

La sua presenza al ritiro spirituale dei nostri sacerdoti è coincisa con l'accettazione delle dimissioni da Vescovo di Pavia per raggiunti limiti di età. Si stabilirà a Gazoldo degli Ippoliti.

In data I° dicembre il Santo Padre ha accettato le dimissioni di mons. Giovanni Volta dal governo pastorale della diocesi di Pavia, nominando contestualmente suo successore il vescovo ausiliare di Milano mons. Giovanni Giudici.

Da tempo mons. Volta, in vista dello scadere del settantacinquesimo anno di vita, aveva rimesso il mandato al Santo Padre, come previsto dalla disciplina ecclesiastica, ricevendo per altro l’incarico di proseguire nel suo ministero.

Il vescovo, avendone avuto notizia riservata già in precedenza, gli ha subito inviato un pensiero di attenzione e partecipazione.

Per felice coincidenza, mons. Volta il 3 dicembre scorso è stato accolto dai nostri sacerdoti in seminario per il loro ritiro spirituale. Nella cappella del seminario, a lui particolarmente cara, il Vescovo lo ha salutato a nome dei sacerdoti presenti e ha ricordato gli anni della sua amicizia con mons. Volta e gli anni di familiarità in seno alla Conferenza Episcopale Lombarda, dove mons. Volta ha potuto dare contributi qualificati per l'elaborazione di documenti quali ad esempio "Educare alla legalità", "Siamo lieti di immaginare ha - detto anche mons. Caporello - che egli tornerà a risiedere e a vivere abitualmente tra noi. Una particolare richiesta rivolgerei: quella di richiamarci la figura e l’opera di Sant'Agostino".

Assai interessante la sua animazione al ritiro, sia per lo stile di conversazione familiare e lieta, sia soprattutto per i contenuti che richiamavano l'attenzione sui significati sempre nuovi e vivi dell'Avvento cristiano, con riferimento alla spiritualità ed esperienza dell'Avvento in don Primo Mazzolari.

Mons. Volta si è poi trattenuto a pranzo con i numerosi sacerdoti e i seminaristi.

 2003 Avvento da La Cittadella

 

L’attesa del Natale

Pubblichiamo uno dei pensieri proposti dal vescovo mons. Giovanni Volta ai sacerdoti diocesani che si sono riuniti in seminario il 3 dicembre scorso per un ritiro di “Avvento”, in preparazione al Natale. Nel contesto della meditazione, mons. Volta ha ricordato la testimonianza di don Primo Mazzolari sull’ “attesa del Signore che viene”.

                               

Il tempo d'Avvento appena iniziato mette bene in rilievo le annotazioni fatte, come l'ascolto, l'annuncio, l’attesa, le condizioni perché ciò si compia e le sproporzioni con cui si presenta la grandezza di Dio e la povertà umana dei segni.

Una sproporzione che continuamente torna nel nostro ministero e sulla quale don Primo insiste nella sua predicazione e nelle sue scelte di vita.

Nel Natale del 1927 afferma: “Il pensiero che un Dio si fa uomo sgomenta ... L'amore infinito di Dio per gli uomini: ecco cosa sono venuto a imparare questa mattina davanti a Cristo bambino … Se Dio mi ama io non sono più solo” (P. Mazzolari "Diario /2",ed. Dehoniane, Bologna 1984 pp. l 95- 196).

Nel Natale del 1929 scrive questa bella definizione di Gesù Cristo: “Gesù è la lettera incarnata di Dio agli uomini, è la più bella legge, è la legge di vita” (Idem p. 330). Ma poi si sofferma sulle ragioni che rendono difficile l'accoglienza di Cristo nella nostra vita: “Perché ognuno di noi procura di mettersi in condizione di invidia più che di amore rispetto agli altri”. E qual è la ragione di questo atteggiamento? Risponde don Mazzolari: “Noi non ci sappiamo amare perché non sappiamo essere poveri” dato che “l’amore incomincia soltanto nella povertà voluta, accolta, amata”. E ancor più profondamente, continua: “Noi non accettiamo il messaggio di amore di Gesù perché non ci vogliamo sentire responsabili di tutto e di tutti. Cioè ognuno vive a sé e di sé ... Ognuno è pronto ad attribuire agli altri la responsabilità dei propri errori, ma non a riconoscersi responsabile degli errori altrui, per cui ne viene che il cuore dell'uomo è pieno di amarezza e di cattiveria verso gli altri considerati come uccisori detta sua felicità e di sdegno e di orgoglio farisaico perché gli altri sbagliano e lui no” (Idem p. 330-331).

Questo mistero così consolante e impegnativo noi attendiamo nella celebrazione del Natale. Un Dio che si è messo alla portata di tutti: un bambino e tuttavia in grado di cambiarci la vita.