Sergio Contrini, giornalista, "Ha sempre avuto a cuore il bene della Diocesi", Il Ticino, febbraio 2012
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- Categoria: ricordo e testimonianza
- Pubblicato Venerdì, 05 Giugno 2020 18:11
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Ha sempre avuto a cuore il bene della Diocesi
Sergio Contrini
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Nel percorso quotidiano della nostra vita ci sono persone e situazioni che ti si imprimono nella mente. La memoria è determinata dal grado di relazione, dal grado di empatia, dal tipo di intensità del tuo rapporto personale. Ho avuto modo di conoscere il vescovo Volta appena la sala stampa vaticana e il Vescovado di Pavia hanno dato l’annuncio della sua nomina a Vescovo della Diocesi.
Il primissimo incontro fu nel suo appartamento all'Università Cattolica di Milano. Da quel momento il nostro è stato un rapporto che si è andato viva via sviluppando, sia per la mia collaborazione al settimanale “il Ticino” che per la responsabilità all'interno del Centro Sportivo Italiano. Non da ultimo, il livello di accresciuto impegno sociale svolto all'interno dell'Amministrazione Comunale di Pavia, prima come consigliere e poi come assessore. Ruoli diversi che mi hanno consentito di sviluppare un dialogo approfondito sui più svariati argomenti di interesse del territorio.
Lui ascoltava, interloquiva, aveva sempre la delicatezza di non far sentire la sua parola calata dall'alto.
Il suo pensiero costante era rivolto al bene della Diocesi, a far tesoro delle tante occasioni che aveva di far sentire la sua voce di pastore. Diventava contento e al tempo stesso preoccupato quando si assumeva la responsabilità nel consacrare uomini e donne al servizio della Chiesa ed era evidente la sua preoccupazione in ordine agli aspetti educativi della formazione e della crescita dei giovani.
La sua è stata una presenza dinamica e significativa, non invadente ma puntuale nella parola e nelle sollecitazioni. Ha manifestato con gesti concreti e con una rilevantissima disponibilità personale il suo mettersi all'ascolto, ma, sopratutto, il suo stare accanto alle varie fragilità a cui la Diocesi cercava di rispondere: la sua vicinanza - discreta ma costante - alla Casa del Giovane, alla Casa dell'Accoglienza, ai senza fissa dimora, agli ammalati e a tutte quelle persone private della loro libertà per via della salute. Era sotto gli occhi di tutti il suo sostare nelle celle della Casa Circondariale di Pavia e al fianco degli ammalati e dei ricoverati al Pertusati e al Santa Margherita.
Mons. Volta fu anche il Vescovo che decise di sottolineare la solennità di San Siro sollecitando il pranzo di tutti i senza fissa dimora. Si svolse al salone del III Millennio e fu una bella idea rimasta purtroppo senza seguito. Allora ognuno - istituzioni e associazionismo - fece la sua parte nella predisposizione di quanto occorreva.
Mons. Volta giunse puntuale e dopo la preghiera si rimboccò le maniche e iniziò il servizio al tavolo dei presenti; questo atteggiamento lo ripeté in altre circostanze come, ad esempio, il pranzo al Ferrotel sempre per i senza fissa dimora.
Ebbe attenzione per gli ultimi, ma radicò una forte presenza anche sul fronte della cultura e del sapere. Con lui la Chiesa di Pavia si radicò all'interno di quei mondi - preziosi e variegati - di cui è ricca la nostra città. Volle la Casa della Carità come segno permanente di attenzione alla sofferenza. Incoraggiò tutte le iniziative di accoglienza e solidarietà. Sotto la sua guida nacque la Cooperativa Il Convoglio.
Un ultimo aspetto riguarda l'attenzione al Centro Sportivo Italiano. Nel solco dei suoi predecessori volle che nella sua casa, il Vescovado, potesse esserci la sede provinciale. E quando superiori esigenze ne impedirono la continuazione fu attento e sollecito nel favorire il reperimento di un’ulteriore sede, messa a disposizione dall’Amministrazione Provinciale ma da lui stessa benedetta.
Rimane in me il ricordo di quel volto paterno ma fermo; i suoi occhi ti guardavano, ti interpretavano e ti trasmettevano serenità.
L’ho rivisto molte volte anche da Vescovo emerito e ancor di più mi resi conto del suo valore.
Il Ticino, 10 – 02 – 2012, pag. 10