Don Siro Cobianchi, responsabile dell'Ufficio Beni Culturali della Diocesi, "E' sempre stato dalla passione per la Chiesa pavese", Il Ticino, febbraio 2012

E’ sempre stato animato dalla passione per la Chiesa pavese

Don Siro Cobianchi

Intervista a cura di Angelo Repossi

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Don Siro Cobianchi, parroco della chiesa dei Ss. Gervasio e Protasio, ha avuto un rapporto speciale con monsignor Giovanni Volta. Fu proprio il Vescovo mantovano a nominare don Siro (nel 1992) responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pavia. “Ho tanti ricordi di monsignor Volta, sia personali che a livello di responsabilità curiale – spiega don Siro -. Nell’anno in cui partecipammo alla sua consacrazione episcopale a Mantova, io ero alle prese con seri problemi di salute: lui mi è sempre stato vicino e si è sempre preoccupato delle mie condizioni.

Ricordo che un giorno una signora gli chiese perché avesse deciso di nominarmi assistente dell’Unitalsi, non tenendo conto delle mie condizioni di salute; lui le rispose: “ho scelto don Siro proprio per questa ragione, perché non sia un “messo” ma piuttosto un “testimone” della sofferenza”.

“Monsignor Volta – aggiunge don Siro - è sempre stato un Vescovo animato dalla passione per la Chiesa: fu un pastore del Concilio Vaticano II. Le sue omelie erano sempre per me fonte di gioia, di serenità e di sostegno. Voglio anche ricordare una frase che pronunciò in un incontro a Santa Maria Gualtieri per la presentazione di una mostra, un’affermazione che rappresenta bene il suo rapporto con l’arte: “Noi – disse quel giorno monsignor Volta – pensiamo di possedere le opere d’arte perché le ospitiamo nelle nostre case, le appendiamo alle pareti, le custodiamo sui nostri tavoli. In realtà un’opera d’arte è bella non perché viene chiusa nelle nostre case, ma perché trasmette a tutti la sua bellezza ed anche il suo messaggio evangelico.

Monsignor Volta, con questa sua sottolineatura, indicò quanto sia importante saper interiorizzare un’opera d’arte, seguendo così la strada tracciata da Sant’Agostino e da Paolo VI”.

Il Ticino, 10 – 02 – 2012, pag. 7.