2003 Pv. Sulle orme di sant'Agostino, tra mille altre orme. Riflessioni sul pellegrinaggio diocesano
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- Categoria: S.Agostino
- Pubblicato Martedì, 05 Aprile 2016 14:43
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"Sulle orme di sant'Agostino, tra mille altre orme"
Riflessione dopo il pellegrinaggio diocesano in Tunisia
5 al 12 maggio 2003
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Dentro una lunga storia
Siamo andati in Tunisia per ricordare. Abbiamo tutti un qualche debito verso la storia che ci ha preceduto. Eravamo interessati particolarmente alla vita di sant'Agostino che in Tunisia ha trascorso parte della sua giovinezza e momenti significativi del suo episcopato. Ma ci siamo trovati tra mille orme diverse che segnano un lungo periodo di tempo che va dall'epoca pre-romana a quella romana, alla fiorente presenza del cristianesimo, alla civiltà bizantina e poi a quella arabo- mussulmana fino ai nostri giorni, con i recenti alberghi modernissimi perché il paese si è molto aperto al turismo.
Abbiamo visitato le grandi città come Tunisi e Cartagine che competono con quelle del nostro Occidente e gli umili villaggi della campagna, fino alle case rupestri e il grande deserto del Sahara. Mondi profondamente diversi nel colore, nelle voci, nel traffico, nel clima. Siamo stati così costretti a collegare dentro di noi tante note e tempi diversi.
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Il deserto
Il deserto ci ha richiamato pagine fondamentali della Bibbia che vanno dal cammino di liberazione del popolo ebraico verso la terra promessa ai quaranta giorni di digiuno di Gesù, alla promessa che Dio fece un giorno al suo popolo, diventato infedele come una sposa verso il suo sposo: "la ricondurrò nel deserto e parlerò al suo cuore... Là ella canterà come ai giorni della sua giovinezza, come il giorno in cui salì dalla terra d'Egitto" (Osea2, l6-17).
E proprio nel deserto, là dove fu girato il film "Guerre stellari" e passa le pista del rally "Parigi Dakar", abbiamo celebrato l'Eucaristia che avremmo potuto intitolare celebrazione della "Pace stellare", della "Via di comunicazione" di tutti i popoli.
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Contrasti nelle civiltà antiche
In più luoghi abbiamo visto l'imponente presenza di Roma con i suoi fori, teatri, templi, terme, che furono però anche luoghi di atrocità per divertire il popolo, come ricorda sant'Agostino nelle sue Confessioni, perché venivano messe a confronto fino al sacrificio della vita uomini con bestie feroci e molti cristiani furono uccisi come le sante martiri Perpetua e Felicita.
Tra questi posti ci è stato anche indicato il recinto, ancora visibile, dove si teneva il mercato degli schiavi. Molte cose aveva scoperto l'uomo, ma non ancora fino in fondo la dignità di ogni persona.
In questa terra Agostino visse l'esplosione della sua giovinezza. Era venuto a Cartagine per perfezionare i suoi studi e anche per risollevarsi dal grande dolore che l'aveva ferito con la morte improvvisa di un amico carissimo, per cui aveva scritto: "Dalla mia patria (Tagaste) fuggii, perché i miei occhi meno cercavano l'amico dove non erano avvezzi a vederlo" (Confessioni IV,7.12).
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Cartagine
Abbiamo visto la Cartagine distrutta dai romani e poi da essi ricostruita secondo il loro stile di grandezza. Ma Agostino nulla ci ha scritto di quelle pietre, di quei monumenti, tanto era preso dai problemi dell'uomo, per cui le sue orme le abbiamo trovate primariamente nelle sue parole, non nel suolo.
Della sua vita di quel tempo così egli parla svelando la sua traboccante umanità: "Altri legami poi avvincevano ulteriormente il mio animo: i colloqui, le risa in compagnia, lo scambio di cortesie affettuose, le comuni letture di libri ameni, i comuni passatempi ora frivoli ora decorosi, i dissensi occasionali, senza rancore, come di ogni uomo con se stesso, e più frequenti consensi, insaporiti dai medesimi, rarissimi dissensi; l'essere l'uno dell'altro ora maestro, ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze festose per chi ritorna. Questi e altri simili segni di cuori innamorati l'uno dell'altro espressi dalla bocca, dalla lingua, dagli occhi e da mille gesti gradevolissimi, sono l'esca, direi, la fiamma che fonde insieme le anime e di molte ne fa una sola" (Confessioni IV,8. 1 3).
A Cartagine Agostino s'accompagnò ad una ragazza, la così detta "innominata" perché non ne ha voluto svelare l'identità, e a diciotto anni ebbe da lei un figlio, Adeodato, che gli morì poi a circa diciassette anni.
Da Cartagine un giorno partì poi per Roma, soprattutto, egli scrive, perché gli era diventata insopportabile la scuola con ragazzi tanto indisciplinati, quali erano i cartaginesi. Di quella presumibile scuola ancora oggi vi sono delle vestigia in città.
A Cartagine egli tornerà più tardi da sacerdote e da vescovo per importanti dispute teologiche. Ancora vi sono alla periferia della città visibili i resti della basilica nella quale Agostino confutò davanti ai numerosi Vescovi della Numidia la dottrina di Donato.
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Diversità di visione della vita e della Chiesa
E proprio a queste dispute si sono vivamente interessate diverse persone del nostro pellegrinaggio, compresa la nostra guida mussulmana. Si domandavano chi fossero mai questi manichei, pelagiani, donatisti, ariani e che rilievo avessero nella vita della Chiesa e di sant'Agostino e quale significato potessero rappresentare ancor oggi.
Dietro questi nomi, che appaiono esotici per i non addetti ai lavori, si nascondono interrogativi attuali anche nel nostro tempo, pur in linguaggi diversi come: Gesù Cristo fu solo un grande uomo o vero uomo e vero Figlio di Dio? Qual è la necessità di Cristo per la nostra salvezza? Qual è l'origine del male? Quale incidenza hanno la fede, la santità e il peccato di ministri sull'efficacia dei sacramenti che vengono amministrati? Quali sono l'ampiezza e le condizioni del perdono di Dio?
Chi un giorno ha rinnegato la propria fede cristiana può essere riaccolto tra i credenti? Diversi dei presenti pensavano che un tempo fosse più facile di oggi la vita della Chiesa e più viva la concordia tra i cristiani. Ma più s'addentravano nella vita di sant'Agostino e più scoprivano come la parola di Gesù che raccomandava ai suoi discepoli la vigilanza, la fedeltà alla sua parola, l'unità tra di loro, la fiducia nella misericordia di Dio è sempre stata attuale nella storia. Lo stesso vescovo d'Ippona così ha parlato di quelle difficoltà: "Cristo aveva detto che la vite deve essere potata, e che i rami infruttuosi devono essere tagliati: e intendeva far riferimento alle eresie e alle scissioni che un po' ovunque sorgono per opera di chi si serve del nome di Cristo per la propria gloria. Queste continue opposizioni servono come addestramento alla Chiesa e verificano e fanno risaltare la dottrina e la sua perseveranza" (De Cathechizandis rudibus 24,44).
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E la Chiesa oggi in Tunisia?
Una domanda a questo punto viene spontanea: dopo una storia così importante che ha visto protagonisti della cristianità uomini come il polemista Tertulliano, il vescovo e martire Cipriano, autore di un famoso scritto sull'unità della Chiesa, Sant'Agostino e molti martiri, che ne è oggi della Chiesa cattolica in Tunisia?
La risposta è presto data: un piccolo seme. In tutta la Tunisia vi è una sola diocesi con ventotto sacerdoti e un vescovo che risiede a Tunisi, proveniente dal Libano.
I rapporti tra la Chiesa Cattolica e il governo tunisino, ci assicurava un sacerdote belga, parroco a Sousse, sono molto buoni, vale a dire rispettosi delle reciproche libertà, forse i migliori tra tutti gli stati di prevalente religione mussulmana.
Mi viene da pensare alle volte che la storia del cristianesimo sia nei vari luoghi come uno spartito di musica polifonica. Le varie voci ora s'innalzano, ora s'abbassano. In Turchia, per esempio, vi erano le prime chiese fondate da san Paolo e nel primo millennio della nostra "Era" si sono tenuti tutti i Concili ecumenici. Ora anche là la Chiesa cattolica è ridotta a un seme e così nella stessa terra dove è nato e vissuto Gesù Cristo, la Palestina. Resta misteriosa ai nostri occhi la concreta realizzazione del disegno di salvezza voluto da Dio. Un fatto che non ci scoraggia perché Dio rimane il protagonista segreto della storia, anche se a noi non è dato sempre di poter vedere.
Del resto la storia di Agostino e di sua madre, Monica, un giovane che pareva così lontano e una mamma che aveva mille motivi per disperare, ci hanno mostrato come il Signore può sorprenderci.
E proprio ai nostri giovani e alle loro mamme abbiamo voluto dedicare in segno di speranza il nostro pellegrinaggio sulle orme di Agostino.
Pavia, 17 maggio 2003
+ Giovanni Volta, Vescovo
Vita Diocesana 2003, pp. 103-106