IL VESCOVO EMERITO

C. IL VESCOVO EMERITO

GAZOLDO e MANTOVA (2004-2012)   

Dalla cupola di S. Andrea: sulla destra Piazza Sordello, con il Duomo e il Palazzo Ducale

 

C.1. Un prete di paese

C. 2. Sempre al servizio dello Spirito Santo

C. 3. Celebrazioni

C. 4. Verso nuove cime

C. 5. Con Pavia sempre nel cuore

C. 6. “La vita non è tolta, è cambiata”

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4 C.1. Un prete di paese

 

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Tornato alla casa natale di Gazoldo, si re-inserisce nel tessuto sociale del suo paese come un prete qualunque, unico segno distintivo il sobrio anello episcopale d’argento. La catena con la croce pettorale in metallo sta nella tasca della giacca e più di una volta corre il rischio di finire in lavanderia.

Il fare la spesa al mercato del lunedì non è solo un modo per dare una mano alla sorella che incomincia ad avere problemi di deambulazione; è soprattutto un’occasione di incontro con la sua gente, un modo per rinsaldare antiche amicizie e per fare nuove conoscenze.

Quando non ha altri impegni celebra la Messa in parrocchia: se è domenica celebra alle otto per lasciare al parroco la Messa solenne delle 10,30, sempre disponibile a fare il vice-parroco e a dare il suo contributo per qualunque iniziativa locale in cui sia richiesta la sua collaborazione.

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Gazoldo, chiesa parrocchiale

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Nelle situazioni informali con la gente che conosce non ama essere chiamato “monsignore” e tantomeno “eccellenza”: dice che sono orpelli per i vanitosi, “come il belletto delle donne”. “Sono un prete, un prete contadino-francescano: il don è sufficiente”.

Nel 2007 rintraccia i suoi compagni di classe delle elementari e li invita a casa sua per l’anniversario della sua ordinazione episcopale: tutti sono presenti (molti con i rispettivi coniugi) alla Messa nella cappella di casa. L’omelia è un dialogo tra vecchi amici che rileggono insieme la loro lunga vita alla luce del vangelo, un corale intreccio di ricordi e di rendimento di grazie. Lo scambio di notizie continua fitto e familiare nella successiva merenda, frutto della premurosa sollecitudine della sorella Emilia.

Il 14 agosto 2007 nella cappella di casa sua celebra la messa di ringraziamento per il compleanno della centenaria sua compaesana signora Ponchielli, presente e lucidissima, accompagnata dalla sua numerosa discendenza. Segue un breve rinfresco in giardino.

In questi anni parla spesso del grande esempio di s. Teresa di Lisieux e delle intuizioni che le hanno giustamente meritato l’acclamazione a “Dottore della Chiesa”, (avvenuta ad opera di Giovanni Paolo II il 17 ottobre 1997, quando il Prefetto per la Dottrina della Fede era mons. J. A. Ratzinger che mons. Volta conosceva bene.) Mostra di possedere una conoscenza “di prima mano” dei suoi scritti ed afferma che tanta sapienza in una ragazza così giovane e con un bagaglio culturale così modesto non può che venire dallo Spirito Santo. L’insegnamento di S. Teresa che più spesso ripropone è quello della Piccola Via: la santità è alla portata di tutti, perché non sta nella grandezza delle opere realizzate, ma nell’amore con cui giorno per giorno facciamo la volontà di Dio.

Nel 25° di ordinazione episcopale (2011) la prima celebrazione avviene sabato 28 maggio nella sua Gazoldo, nella chiesa - stra-piena, ora come allora - in cui aveva celebrato la sua prima Messa da prete e poi da Vescovo. Tutto il paese è il festa; parroco e sindaco danno voce all’affetto e alla riconoscenza della comunità [40]. Mons. Volta indossa la mitria e la croce pettorale dono della Parrocchia e del Comune: le stesse con le quali pochi mesi dopo verrà sepolto.

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C.2. Sempre al servizio dello Spirito Santo

Ma l’orizzonte di pensiero e di attività di mons. Volta negli annidi Gazoldo, lungi dal restringersi alla dimensione locale, si amplia sempre più, ormai libero dagli adempimenti istituzionali che l’incarico episcopale comportava. Se ne avvantaggia la sua intensa vita di pastore e di teologo, con una particolare fattiva attenzione alla pastorale della famiglia. Riprende gli incontri con il “gruppo famiglie” organizzato negli anni pre-pavesi e mai abbandonato: i giovani sposi di un tempo sono ormai nonni e nuove coppie si aggiungono.

Sono frequenti le trasferte a Pavia, invitato soprattutto per amministrare le Cresime, ma anche per convegni, festività e ricorrenze. E ogni volta va a trovare gli ammalati e gli anziani, e soprattutto i suoi sacerdoti ricoverati negli ospedali e nelle case di riposo.

A Mantova si rende disponibile per le attività più varie: supplenze di parroci momentaneamente assenti, Cresime, ore e ore di confessionale (dice di sé: “Sono il rubinetto dello Spirito Santo”), ma anche conferenze e contributi a libri e a riviste su temi di carattere teologico, etico, pastorale e di storia della Chiesa.

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Suzzara, chiesa parrocchiale dell'Immacolata

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Particolarmente frequente la sua presenza nella parrocchia dell’Immacolata, a Suzzara, dall’amico mons. Egidio Faglioni: gli amici scherzando dicono che è la sua seconda Diocesi. È qui che presiede la celebrazione delle più importanti Solennità: Natale, Veglie Pasquali e Pentecostali: prima di Suzzara c’è solo Pavia. [1] Ed è a Suzzara che organizza e segue assiduamente l’unico gruppo di studenti universitari presente nella Diocesi di Mantova: incontri di formazione, Settimane Teologiche in montagna e anche collaborazione con la Compagnia Teatrale Aperiron dei giovani, universitari e non solo (regista Alessio Caramaschi) per la stesura dei testi e per la scenografia dello spettacolo sul tema della parabola del Figliol Prodigo. Un successo che vedrà diverse repliche.[2]

mons. Volta con mons. Carlo Tarli e un collaboratore ad Olmo

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Si fanno più frequenti gli incontri con l’amico mons. Carlo Tarli - già Assistente Spirituale della Facoltà di Agraria della Cattolica a Piacenza - e con il gruppo di ex-studenti che continuano a ritrovarsi periodicamente con lui nella casa di Olmo, sull’Appennino.

Numerosi sono anche gli inviti dalle Diocesi vicine: Cremona, Parma, Piacenza, Brescia, Lodi, Verona. [3]

La sua agenda è fitta di impegni e occorre prenotarsi con diversi mesi d’anticipo per riuscire a trovare un pomeriggio o una serata liberi. Uno tra i molti: la partecipazione al Convegno Nazionale svoltosi a Bozzolo l'8 e il 9 aprile 2006 sul "Parroco che sapeva parlare al cuore": don Primo Mazzolari, che aveva personalmente conosciuto e che spesso citava ad esempio nei suoi corsi di Esercizi Spirituali, con celebrazione della s. Messa domenica 9 aprile nel 47° anniversario della morte. [4]

(Quando, nel maggio 2010, partecipa a Belgioioso alla Festa della Vita, porta in dono a ciascun bambino un flaconcino di bolle di sapone accompagnate da un biglietto: “Danzano nell’aria / portate dal vento/ le bolle di sapone /specchio / della terra e del cielo. // Nate dal soffio di un bimbo / hanno una vita breve / per ricordarci / la preziosità del tempo”.)

In qualità di delegato dalla CEL (Conferenza Episcopale Lombarda) per la formazione permanente del clero svolge un’assidua opera di predicazione di esercizi spirituali residenziali soprattutto per i sacerdoti; collabora anche alla stesura dei documenti della CEL: tra gli altri, “La sfida della fede: il primo annuncio” e gli Atti preparatori al Convegno di Verona.

L’abbonamento a numerosi giornali e riviste di attualità ecclesiale, di teologia e di pastorale (Avvenire, La Cittadella, Il Ticino, Regno Attualità-Documenti e Annali, La Civiltà Cattolica, Concilium, La Scuola Cattolica, Rassegna di Teologia, Teologia, Nouvelle Revue Théologique, Rescher. de Science Religieuse – tutti regolarmentepagati: solo Il Ticino era ricevuto in omaggio), gli consente di mantenersi sempre aggiornato.

Riprende gli studi teologici, soprattutto sull’opera di H. von Balthasar e su Agostino e redige un saggio, consegnato prima di ammalarsi a Città Nuova per la collana “Studi Agostiniani” e pubblicato postumo con il titolo: “Timore e speranza. La redenzione dalla morte in Agostino”. È la ri-scrittura del tema affrontato nella sua tesi alla Gregoriana, arricchita e approfondita alla luce degli studi mai interrotti e della propria maturazione personale e pastorale.[5]

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In questi anni mons. Volta è colpito da gravi dolori: la morte dell’amico Luigi Benazzo di Pavia (13 febbraio 2008) e, in famiglia, l’improvviso malore e il repentino decesso del fratello Giuseppe (16 aprile 2006, a 74 anni), del nipote Andrea Volpi (10 marzo 2009, a soli 57 anni), della sorella Matilde, da tempo ammalata (8 ottobre 2009) e – dopo la lunga e tribolata malattia – della sorella Emilia, che da sempre gli è stata vicino, spirata l’8 marzo 2011. [6]

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Ispra, mons. Volta in preghiera presso la tomba del fratello Giuseppe

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Pur in mezzo a tali frangenti, il primato è sempre quello del suo ministero, per il quale continua a prodigarsi senza misura: non disdice mai un impegno per motivi familiari, ma riesce comunque ad essere accanto ai suoi cari a prezzo di gravosi sacrifici personali ai quali non dà alcun peso, ampiamente abusando delle proprie forze e decurtando le pur necessarie ore di sonno. Unica limitazione: nell’ultimo anno di malattia di sua sorella Emilia evita compiti che l’avrebbero costretto a dormire fuori casa, a costo di rincasare a notte fonda. Non vuole che sua sorella trascorra la notte senza la sua vigile presenza.[7]

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C.3. Ultime celebrazioni

Il 18 giugno 2011 al Carmine la solenne Messa di ringraziamento per il 25° di episcopato, concelebranti il Vescovo di Pavia mons. Giudici e un gran numero di sacerdoti e di fedeli. Nell’omelia parla a braccio, a cuore aperto, tra la commozione dei presenti: è l’addio ai suoi figli di un padre che sta per tornare alla Casa del Padre. [8]

Il discorso è provvidenzialmente trasmesso da Radio Ticino e l’audio è disponibile anche sul sito della Diocesi: trascritto e rivisto dall’Autore, viene stampato e diffuso su un gran numero di opuscoletti. [9]

Il 29 giugno (solennità di s. Pietro e Paolo) nel Duomo di Mantova - gremito di fedeli nonostante il giorno feriale, mercoledì, - presiede la celebrazione Eucaristica in ringraziamento per gli anniversari di ordinazione suo e di alcuni amici sacerdoti mantovani: il 60° di mons. Denti e di don Negri, il 50° di mons. Murandi e di mons. Manzoli. Concelebrano anche il Vicario Generale mons. Sarzi Sartori, mons. Regis e don Sanfelici. La Cittadella ne pubblicherà integralmente l’omelia, sintetizzata nel titolo: “Il primato è dell’amore che ci ha guidati, non del posto che abbiamo occupato.”  Sarà l’ultima sua predicazione nel Duomo di Mantova. [10]

Giovedì 30 giugno è a Pavia per la visita ai lavori della Cattedrale, guidata dall’ingegner Giampaolo Calvi che li dirige; chiede dove sarà posta la tomba dei vescovi, chiede se ci sarà un posto in più e propone un’indicazione: esattamente quella dove ora riposa.

Nella seconda metà di Luglio presso il Santuario di Pietralba partecipa al Campo Scuola dei ragazzi di Castellucchio, insieme a suo parroco, il suo omonimo nipote don Giovanni Volta.

Mons. Volta a Pietralba: il secondo da sinistra con la giacca nera, accanto al nipote

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L’11 settembre è ancora a Pavia per amministrare Cresime. A chi lo raggiunge telefonicamente raccomandandogli di risparmiare le forza risponde: “Sì, e poi le metto in cassaforte!”

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C.4. Verso nuove cime

Monte Rosa, dove si svolse l'ultima settimana teologica con gli studenti della Cattolica

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Il mattino seguente, lunedì 12 settembre 2011, verso le 10 la prima fitta all’addome. Il mattino di martedì 13 è al Pronto Soccorso dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova. Alle 12 – fatti gli accertamenti radiologici dal caso – l’ipotesi diagnostica del medico curante (la nipote Maria Teresa Volta) è confermata: pancreatite acuta. Viene disposto il ricovero nel reparto di Chirurgia d’emergenza, ma la carenza di barellieri non consente di renderlo operativo che nel pomeriggio: quando giunge nel reparto di Chirurgia è immediatamente trasferito in Rianimazione per una grave crisi respiratoria. Il giorno seguente (festa dell’Esaltazione della Santa Croce) i medici dicono alla famiglia di prepararsi al peggio. Pare riprendersi, ma il lunedì successivo le radiografie di controllo evidenziano due perforazioni intestinali. Operato d’urgenza, supera bene l’intervento: inizia un alternarsi di progressi e di ricadute. Saranno ben tre gli interventi chirurgici, di cui uno solo in laparoscopia: le due lunghe cicatrici gli disegnano sul petto una larga croce. Cinque i passaggi in rianimazione per un totale di circa 50 giorni. Un calvario affrontato senza un lamento, senza nulla chiedere e nulla rifiutare di quanto i medici – d’accordo alcuni dei suoi nipoti, essi pure medici – vanno proponendo, anche a seguito di consulti con il prof. Zonta di Pavia e con il primario chirurgo del Policlinico di Verona. Ad ogni visita il primario commenta stupito: “Un paziente modello.” [11]

Nel reparto di Chirurgia (primario il prof. Pulica, medico di riferimento il dott. Di Lecce) è in una normale stanza a due letti, che doveva essergli sembrata molto bella se inizialmente aveva creduto d’essere in una clinica privata: un lusso contro il quale aveva protestato: ”I soldi sono per i poveri!”. Numerosi ed eterogenei i compagni di stanza che si avvicendano nel letto accanto al suo: per tutti ha una parola buona, un sorriso, un cenno di conforto.

A chi gli chiede come sta, la risposta – anche contro ogni evidenza – è immancabilmente: “bene”. Al cappellano dell’ospedale che ogni giorno va a portargli la Comunione, le sue prime parole sono sempre: “C’è qualche prete ammalato?”. E talora la risposta è reticente per non rattristarlo.

Gli pesa soprattutto non poter celebrare la Messa. Un giorno che si sente un po’ più in forze confessa una persona che è andata a trovarlo. “Vedi un po’ in giro se c’è qualcun altro che desidera confessarsi.” Il suo ministero è sempre in cima ai suoi pensieri.

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C.5. Con Pavia sempre nel cuore

In questi giorni difficili due sono le principali fonti di conforto: la contemplazione del Crocifisso appeso proprio di fronte al letto e l’ascolto dei messaggi inviati sul suo cellulare dall’amata Chiesa pavese: persone amiche, ma anche fedeli sconosciuti che lo avevano incontrato nelle celebrazioni e nelle visite pastorali.

Daniela Scherrer, la giornalista de “Il Ticino” andata a fargli visita all’ospedale, ricorda: “… Sono tornata a casa pensando che avevo ricevuto da lui l’ennesima lezione: di fede, di saggezza, anche di umiltà. Un Vescovo costretto praticamente immobile in un letto da mesi che non si era lamentato neanche una volta, anzi sorrideva, scherzava, accettava con serenità il progetto del Signore su di lui. Addirittura l’avevo intervistato per “Il Ticino” e Rtp; alla comparsa del registratore aveva raccolto le forze per presentarsi con la miglior voce possibile. Ci teneva a parlare alla ‘sua’ gente pavese. Era felice di sapere che in Diocesi si pregava per lui, che tanti chiamavano in redazione per avere notizie, che leggevano gli aggiornamenti sulle sue condizioni”. [12]

Nel suo articolo Daniela scrive quanto Pavia gli stia sempre nel cuore e dà ai lettori il suo numero di cellulare, informandoli che i messaggi gli vengono puntualmente letti. Così ne arrivano tanti, accolti come iniezioni di coraggio.

Il 9 agosto 1981, narrando ai lettori della Cittadella la sua visita a Giovanni Paolo II ricoverato al Gemelli, così mons. Volta aveva commentato: “Un Papa disarmato nella sua umanità, bisognoso di tutti, ma non per questo meno Papa. Questo mi venne da pensare nei pochi minuti di quell’incontro. Il suo, il nostro Maestro, nel momento della sua massima debolezza, proclamò ed esercitò la sua regalità universale. … C’è una presenza della parola, ma ve n’è una non meno efficace, ed è quella della sofferenza. E penso che dal 13 maggio ad oggi anche questa fu efficace magistero.” [13]

Giunge finalmente l’atteso giorno delle dimissioni: mercoledì 1° febbraio, mons. Volta – in condizioni deboli ma stabili – è trasferito nella vicina nella Casa di Cura San Clemente, reparto di Medicina, primario il dott. Chittolina, per un periodo di convalescenza e di riabilitazione. E invece, proprio quando pare che il peggio sia passato, un improvviso edema polmonare fa presagire il peggio. La mattina l’amico mons. Giancarlo Signorini gli amministra l’Unzione insieme al Viatico Eucaristico: una briciola d’ostia sotto la lingua. Il trapasso avviene poco dopo mezzogiorno. È sabato 4 febbraio 2012, vigilia della Prima Domenica di febbraio, Festa della Vita.

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C.6. “La vita non è tolta, è cambiata”

 

foto scattata da mons. Volta a Pietralba, fine luglio 2011

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Scrive Daniela Scherrer su “Il Ticino”: “La voce si è rapidamente diffusa anche a Pavia. Nella stessa serata, alle 18, in tanti hanno partecipato alla concelebrazione in suo suffragio presieduta dal Vescovo Giovanni Giudici, subentrato a lui nel 2003 dopo diciassette anni di episcopato. Tre i ricordi di Volta sottolineati da Giudici: “In primo luogo il fatto di aver io potuto continuare la sua opera in piena sintonia subentrando ad un lavoro pastorale nella Diocesi impostato secondo le indicazioni conciliari. Secondariamente voglio sottolineare i suoi aspetti che maggiormente lo hanno contraddistinto: la centralità della Parola di Dio, la cura dei poveri e delle persone fragili, l’attenzione alla famiglia. E il terzo aspetto che mi piace ricordare è il suo stile, da vero maestro di teologia: lo fu alla Cattolica di Milano e anche nel nostro Seminario”. [14]

La camera ardente viene subito allestita nella Cappella del Seminario di Mantova – ininterrotto il flusso dei fedeli – in attesa delle esequie, celebrate lunedì 6 febbraio nel Duomo della sua Diocesi natale e martedì 7 nella Chiesa del Carmine a Pavia, presiedute dall’Arcivescovo di Milano Angelo Scola e concelebrata da undici vescovi e da tutto il presbiterio pavese. Impressionante la folla dei fedeli.

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Sepoltura provvisoria nel Cimitero Monumentale di S. Giovannino

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Poiché la Cattedrale di Pavia è temporaneamente inagibile per lavori di restauro, i resti mortali di mons. Volta vengono provvisoriamente posti nella Cappella dei Sacerdoti nel Cimitero di San Giovannino.

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Venerdì 7 settembre 2012, sono traslati in Cattedrale, nella tomba dei vescovi pavesi situata nella cripta del Duomo al transetto di destra, quello dell'altare di San Siro, tra gli altari della Madonna del Rosario e di San Crispino.

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. La lapide di mons. Volta è la prima in alto a sinistra

 I resti mortali di mons. Volta sono sulla destra, sotto la lastra "Carulus Franciscus"

La Fondazione Casa d’Accoglienza di Belgioioso il 26 maggio 2013 gli conferisce alla memoria il Premio in difesa della Vita con la seguente motivazione:

“… Era convinto mons. Volta che accogliere la vita fosse davvero un compito di tutti: “La vita dell’uomo è così grande che s’innalza sopra tutte le altre sue forme ed espressioni di vita della nostra terra. Nello stesso tempo essa è così fragile che se non l’accogli, non la custodisci, non la proteggi, non la educhi, non la ami, si spegne. Ma se si spegne l’amore alla vita, nel mondo scompare la speranza.” Così scriveva mons. Volta ricordando a tutti che lo stile di accoglienza derivato dall’amore di Cristo sa rendere più giusta e più umana la società. Nell’anniversario della sua ordinazione episcopale, avvenuta il 25 maggio 1986, il consegnare il premio in difesa della vita alla memoria di mons. Giovanni Volta significa riaffermare le radici della Casa di Accoglienza e chiedere una speciale benedizione celeste a chi, insieme a don Leo Cerabolini, ha creduto e sostenuto il valore della difesa della vita.”

 

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il corpo di mons. Volta ora riposa in Duomo, nella cripta sotto il transetto di destra

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N.B.: I documenti citati nelle note di ciascuna delle tre sezioni della biografia sono disponibili in Biografia/Documenti. Nella numerazione delle note, le lettere A, B, C si riferiscono ad A. Presbitero; B. Vescovo; C. Vescovo Emerito. La numerazione che segue corrisponde al numero della nota in cui il documento è citato. Se nella stessa nota sono citati diversi documenti - come nella nota 14 della presente sezione - la numerazione sarà C.14.1.; C.14.2. ; C.14.3. a cui seguirà il titolo del documento in oggetto.

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[1] Vedi photogallery a cura di Francesca Volpi, nipote di mons. Volta, in paramenti bianco-dorati..

[2] Vedi in Testi/Settimane Teologiche e La Parabola del figliol prodigo in  Testi/Arte

[3]Vedi Sempre al servizio della Parola incarnata nel nostro tempo, Omelia del Vicario mons. Gian Giacomo Sarzi Sartori, pubblicala su La Cittadella,  nella sezione Biografia/Documenti. Per la continuità dei suoi rapporti con Pavia e per la continuità con la sollecitudine verso "i suoi ragazzi" v. per esempio il testo inviato in occasione de La nascita del nuovo Oratorio di Bascapé in Testi/Ragazzi. Vedi anche i testi di Olmo nella sezione Testi/Ritiri spirituali.

[4] Vedi Omelia nell'anniversario della morte di don Primo Mazzolari in Testi/Persone della Chiesa.

[5] Nell'omelia della messa celebrata in occasione del primo anniversario della morte, mons. Gian Giacomo Sarzi Sartori ha parlato dell'opera Timore e Speranza come del testamento spirituale di mons. Volta, collegandola sia con l'interesse mai sopito per questo tema e i conseguenti studi, sia con la testimonianza di fede e di coerenza con cui ha affrontato la sua stessa morte. Il testo, pubblicato su La Cittadella dell'8-02-2011, è disponibile nella sezione Biografia/Documenti.

La Casa Editrice, per uniformità con gli altri volumi della collana, non ha pubblicato gli indici analitici della bibliografia e delle citazioni agostiniane che l’Autore aveva redatto con tanta cura e pazienza. Tali indici sono disponibili nella sezione Agostino.

[6] Vedi il ricordo di Emilia scritto da don Vincenzo Migliavacca su “Il Ticino” dell’11 marzo 2011 nella sezione Biografia/La sua famiglia. Vedi anche le omelie per la sorella Emilia e per tutti i suoi familiari in Biografia/La sua famiglia e l'omelia alle esequie di Luigi Benazzo in Testi/Persone della Chiesa.

[7] Vedi Il Primato del servizio alla Chiesa in Biografia/La sua famiglia.

[8] Vedi Omelia nella sezione Omelie/Anniversari; Cronaca della celebrazione su La Cittadella del 24 -06 – 2011 in Biografia/Documenti.

[9] Vedi Commenti all'omelia raccolti da Daniela Scherrer nella sezione Biografia/Documenti. Su http://php.diocesi.pavia.it/fotogallery.html c'è la fotogallery.

[10] Vedi Omelia nella sezione Omelie/Anniversari; il testo è stato pubblicato su La Cittadella dell’8 luglio a pag. 14.

[11] Vedi articolo da "La Provincia pavese" del 17- 09 -2 011 di Anna Ghezzi (l'annuncio della malattia). e quello di Daniela Scherrer su Il Ticino in Biografia/Documenti

[12] Vedi articolo ddi Daniela Scherrer su Il Ticino in Biografia/Documenti

[13] Vedi nella sezione Biografia/Documenti il breve articolo pubblicato su La Cittadella del 09 agosto 1981 in prima pagina. Su Giovanni Paolo II vedi anche il testo scritto per La Cittadella in occasione della sua morte: Wojtyla anche tra noi: un testimone di Dio e dell'uomo in Testi/Persone della Chiesa

[14] Per la diffusione della notizia della morte vedi articolo da "La Provincia pavese" del 17- 09 -2 011 di Anna Ghezzi e quello di Daniela Scherrer su Il Ticino.

 

 

 

 

 

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